Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Questa volta si tratta della signora Bovary, che ha percorso gli audaci sentieri borghesi e l'intrepido perbenismo ottocentesco, per affermare il suo diritto alla felicità e, come tante altre figure femminili dell'universo branduardiano, alla fine sorvola e supera i confini del bene e del male per essere una tipologia di personaggio eterno.
Alessandro Simonetti.
INFINE Emma è morta! Aveva già scritto il suo finale D’arsenico amaro, rabbia e disillusione. Ha avuto ragione della sua corsa e della sua vita inventata, è arrivata sola, prima e ha detto basta. La sua recita era ormai degenerata In uno squallido spettacolo ordinario E ogni suo calendario segnava un anno in più Di solitudine e di malinconia. Emma portava in giro un baule pieno d’illusioni E impegnava a caro prezzo ogni sogno e aspirazione Di vivere una vita non banale E del farsi male giocava il rischio. E male te ne sei fatta fino in fondo… Ma a te è piaciuto cucire amore ad amore, passione a passione egoismo e tenerezza, e così hai ordito il canovaccio scucito che è stata la tua vita. Ora con gli occhi chiusi, distesa su un letto normale, d’intorno contano le tue ragioni o i tuoi mali, li ascolti? Dispiacere, rabbia, dolore, indifferenza e il ”ben ti sta”, sono queste le condoglianze che incensano la tua sera! Se ogni fiore che nasce sbocciando tra i sassi Sapesse quanto, il suo esser bello, gli costa e Pagar caro, alla luce e all’arsura del deserto, il tributo, ripiegherebbe nella terra scura e a nessuno mostrerebbe la sua corona… ma la natura gli impone lo stare dritto e manifesto, l’esporsi al cielo, al vento, alle tempeste, agli insetti, agli uomini e alle cose… e così si aspetta e spera in cose belle: d’esser ben raccolto e mai calpestato, d’essere un fiore sempre amato. Infine, se nessuno lo porta via, passato il giorno, insieme, il fiore declina nella comune fine. Tu, Emma, hai scelto il tuo compianto E ne hai avuto vanto nelle tiepide albe della primavera, negli odorosi respiri di maggio, tu ancora sei viva, anima amante dei sogni e delle speranze. A. Simonetti
Di webmaster (del 11/06/2007 @ 18:25:40, in ART, linkato 1508 volte)
![Illustrazione di Maria Distefano](/public/magicadanza.jpg)
Anche a me piace molto Angelo Branduardi e mi sono ispirata molte volte alla sua musica...
Maria Distefano
Di webmaster (del 09/06/2007 @ 22:58:06, in ART, linkato 4689 volte)
![](/public/angelo-branduardi-fur.jpg)
Disegno di Remo Fuiano
IL MARE E LA MONTAGNA A me, invece, piace il mare e lo dico a braccia aperte col vento in poppa e il sole caldo, in piedi verso di te che mi porti su sentieri e ti seguo inerpicata e insicura mentre raggiungi le tue vette. A me, invece, piace il mare e lo dicono i miei occhi distese limpide e infinite percorse da onde vigorose, a te che, invece, sei montagna e mi aggiri tra fronde ombrose e sprazzi di sole e poi m’insegui, precedendomi, su pietre irregolari con piede certo; e io mi lascio cadere e mi rialzo mentre ti vedo raggiungere l’altura e impadronirti del tuo infinito, intanto io incespico ed è sempre dopo il quando ti raggiungo! E a me, invece, piace il mare tempestosa calma e furioso equilibrio, complicata semplicità dell’orizzonte, vele di vento e colori di legno i miei pensieri in me e per te che ami specchiarti nel cielo e sulla cima e non vedi che, già dietro, sono ancora più lontana e mi specchio nel mare del cielo, piccola, perché parte dell’infinito… A me, invece, piace il mare…
A. SIMONETTI
MI FA IL VERSO LA CORNACCHIA NERA E’ passata la pioggia a lasciare violento il profumo della terra, dalla balaustra sul cortile il giardino è ancora umido di grigio. Come vento di aria bagnata, fresco e imbrattato di nuvola, all’altezza dello stomaco sento la sospensione: l’intima malinconia che accompagna l’anima inquieta. Il verso della cornacchia nera deride i miei pensieri, mi scuote dal vuoto torpore del viaggio appena intrapreso e già finito nel mondo del mio infinito. Una nausea mi assale della mia inadeguatezza, della mia irragionevolezza, della mia persistente tristezza… e di nuovo sento quella stessa ansia inurlata! Ma il verso della cornacchia nera divide i miei pensieri: ieri per ieri, oggi per oggi, a paio a paio, ad uno ad uno e poi basta… mi ridesto da un sonno mai dormito. La mia vita trascorsa sempre di lato senza mai guardare dritto in faccia ogni cornacchia nera... E quella ride dei miei pensieri, mi riconosce per come sono ed ero a metà tra il vetro e la balaustra a guardare il tempo che fa.
Quello che cerco Qui o ovunque Nell’immensità dei cieli o nel cortile di una casa di campagna Quello che cerco troverò Al termine di una lunga strada o dietro un vicolo buio Quello che cerco troverò Cosa ancora non so Ma sono sicuro che sarà lì ad aspettarmi
Maluan
PER TE CHE SEI IL CONGIUNTIVO
Giovani, giovincelle, uomini, donne, vecchi innamorati e tutta gente, ascoltate la nuova coniugazione: il verbo amare non vuole il condizionale! Si è soliti coniugare con ragione i tempi alle persone, ma eternamente è all’infinito che all’amore si indica col dito; e conviene che così sia giacchè ogni posto e ogni via ha ascoltato le sue voci, e tutte le passioni, se mai son diverse, son tutte lo stesso ammantate sotto il participio passato dell’aver amato! Questa eterna grammatica non porta alcuna regola, né vuole ch’altri si giudichi dell’agir tuo, mio e suo perciò è al presente indicativo che ogni storia si racconta con la memoria d’ogni desinenza più feconda! Colui che all’atto antico del sospirar d’amor per una pulzella ha posto apostrofi dolorosi malinconici e furiosi l’ha trasformato in opera leggendaria e l’ha innalzato nel santuario del passato remoto! Poi venne, femminile e maschile, chi vi ha dato il vigoroso assalto semplice del futuro e la brama morbosa dell’imperativo… Coinvolta e stravolta la coniugazione perse la ragione e libera che fu venne in mano alla tenera introspezione della femminilità del mondo che tessendo e ritessendo ordinò le maglie superiori e inferiori dell’amore al futuro anteriore. E’ sempre, infine, qualcuno c’è stato Che non ha mai imparato a coniugare il verbo… Perciò ha in uso dire: “amerei” e non “amo”, come dire:”vivrei” e non “vivo”. Povero illuso! Miseramente persegui di ordinare l’amore e schierarlo nelle tue regole! Se il tuo dolore presente o passatoti ha portato a coniugare il verbo al condizionale, ritieni veramente che ciò possa proteggerti dal futuro semplice e anteriore del tuo cuore? Pazzo! Così te ne stai solo tra ingenue speranze di potenza e lisce distese piatte d’accidia, abbagliato dallo specchio opaco di te stesso… non capisci che tu sei il congiuntivo! Intanto, per ogni tua condizione soffochi le tue emozioni nell’acqua del se.
A. SIMONETTI
LIMONE Quanta fretta che c’è… e la gente viene e va, si ferma, chiede: sì, no, forse, non va bene, è abbastanza, ti spinge…non ti chiede scusa, non ti tocca…ti chiede scusa. Quanta frutta che c’è… rossa, verde, arancione e poi gialla… mi ferisce gli occhi il giallo dei limoni! Quanto odore che c’è… forte, debole, acido, profumato, frizzante e poi aspro… mi stordisce l’odore dei limoni! Mi fermo e penso e collego: il melo alla mela il pero alla pera la vite all’uva il ciliegio alla ciliegia l’arancio all’arancia il limone al sole… mi riscalda la luce dei limoni! Mi sento aspra e forte Gialla e calda Acida e dolce Utile in tutto Inutile in qualsivoglia cosa… Sono un ibrido della natura! Io sono un limone! I limoni un tempo hanno catturato la luce del sole e l’hanno imprigionata nella scorza, l’hanno impressa nella loro sezione radiale e così non l’hanno persa! I limoni sono frutti animati, vivono nella loro propensione, tu li tagli e li sprigioni, tu li mordi e ti danno sensazioni! Io sono un limone. A. SIMONETTI
Nel castello del re
"Nel castello del re mille lune sono accese brilleranno nella notte buia e offuscheranno mille soli cocenti
nel castello del re mille stanze sono pronte accoglieranno mille cuori e proteggeranno lunghi sonni
nel castello del re mille cuochi preparano del cibo sfameranno mille mondi e nutriranno tutti i deboli
mille, mille e poi mille… mille lune, mille stanze, mille cuochi…… un solo re che non penserà a se stesso che regnerà per mille e mille e mille anni ancora che nessuno mai metterà più sulla croce e che per sempre camminerà tra noi
Maluan
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