Di webmaster (del 27/06/2007 @ 12:00:21, in ITALIANO, linkato 1231 volte)
IL TRIONFO DELLA MORTE
di Alessandro Simonetti.
Per motivi di lavoro ho vissuto alcuni anni a Bologna, durante questo periodo fui piacevolmente “costretto” ad avvicinare opere memorabili di artisti “maggiori” e “minori” e a manipolarle con , non nego, grande orgoglio misto ad una notevole “fifa” datami dalla responsabilità di operare per salvare l’estro e l’idea di chi, molti secoli prima, aveva avuto l’intenzione di comunicare un messaggio, attraverso un codice sublime ma vittima dello scorrere del tempo. In uno dei miei tanti sopralluoghi in san Giacomo Maggiore, tra le impalcature e le polveri, osservai un grande spazio libero presente nella cappella Bentivoglio, non vi era alcuna indicazione circa la tela che lo occupava… Ritornai al mio lavoro e, successivamente, cercando uno dei collaboratori, passai per uno stretto corridoi laterale, oscuro e ostile a causa dei materiali depositati, quando, in una cappella secondaria, adagiato contro una parete, mi apparve, immenso, il Trionfo della morte, opera a me “saccente” quasi del tutto sconosciuta. Rimasi molto tempo a contemplare la tela e , magicamente, in me risuonavano le note del “Ballo in Fa diesis minore” di Branduardi. La Morte Regina, sedeva in trono, con la falce per corona, e ci ammoniva, me e i personaggi, della sua potenza e della sua necessità. Tutti nella circonferenza del tempo e del cielo a lei ci inchiniamo e, pur se falsi indifferenti, evitiamo di guardarla in faccia, l’inganniamo con il gioco e il suono, nella speranza che dimentichi il suo ruolo… ma Lei di tutti noi è “signora e padrona”, è maestra e misura della finitezza degli egoismi e dell’immensità dell’amore, dominatrice assoluta della Fine a cui l’uomo ha risposto con l’eternità dell’arte e dell’armonia. Il tema del trionfo della morte è possibile rintracciarlo nelle arti figurative della fine del XIII, del XIV, del XV e del XVI secolo. Molto interessanti, a questo proposito, sono gli affreschi della cappella inferiore del monastero di San Benedetto a Subiaco , dove si trova anche uno delle prime raffigurazioni, ritenuta originalissima, di san Francesco d’Assisi. Buona ricerca!
Lorenzo Costa: “Trionfo della morte” -1490.
Lorenzo Costa (Ferrara 1460 ca. – Mantova 1535), pittore italiano, formatosi alla scuola ferrarese, dal 1483 lavorò a Bologna. Gli anni dal 1488 al 1490 rappresentano il periodo di maggiore attività artistica del pittore, proprio in questi anni gli furono commissionate da Giacomo II Bentivoglio le grandi tele per la cappella di famiglia presso la chiesa di San Giacomo Maggiore: Madonna in trono adorata dalla famiglia del committente (che occupa lo spazio centrale corrispondente all’altare della cappella) – Trionfo della fama (su un lato) – Trionfo della Morte (direttamente sul lato opposto al Trionfo della fama). La colta, classicistica e “inquieta” produzione dell’artista, lo porta ad operare presso i maggiori committenti del periodo, ma, stranamente, dopo la caduta dei Bentivoglio, dopo essersi trasferito a Mantova ed aver lavorato per lo Studiolo dell’illuminata Isabella d’Este, il Costa vede inaridirsi la sua vena creativa e dopo il 1525 non dipinse più…
Di webmaster (del 23/06/2007 @ 19:06:17, in ART, linkato 1279 volte)
...Una delle mie prime illustrazioni che ho fatto ascoltando le confessioni di un malandrino...più di dieci anni fa credo. L'ho ritrovato in fondo ad un cassetto...
Di webmaster (del 20/06/2007 @ 23:38:02, in ITALIANO, linkato 1235 volte)
"Il cammino verso Santiago". Santiago de Compostela ha rappresentato, in un'epoca ormai troppo lontana, uno dei centri più importanti della Cristianità; doveroso per ogni buon cristiano, era l'intraprendere il santo pellegrinaggio che, attraverso vari popoli e terre , giungeva alla città santa dove, si dice, riposino le spoglie di San Giacomo (Sant 'Jago o Sant'Iago in lingua ispanico-portoghese). II viaggio periglioso e lungo, spesso senza mezzi per scelta di penitenza o per necessità, si concludeva alle volte della magnifica cattedrale, dove quel che restava dei pellegrini sconvolti e stravolti da tale impresa, spesso si trovavano a danzare e cantare versi e musiche non completamente sacre. Vicinissima alla Città Santa si trova Finisterre, il mitico luogo dove il mondo finisce... Sicuramente, per quei tempi, la prospettiva di un tale viaggio era priva di un progetto di ritorno, pertanto i pellegrini vivevano, consapevoli dei rischi che si correvano, l'esperienza di un percorso dove certa era la meta ma insicuro il passaggio e allora nella dimensione di un eterno presente, incominciavano a vivere solo il viaggio, giorno per giorno, passo dopo passo, e una nuova vita, nella quale, spesso, abbandonando i soliti ruoli e le convenzioni urbane, si scoprivano uomini liberi e vivi di una nuova santità. Ascoltando Calenda Maia in Futuro Antico I, è possibile cogliere le innumerevoli sfumature del clima emotivo, morale e, soprattutto umano, che si realizzava nel pellegrinaggio verso Santiago: insieme ai santi danzavano la càbala, l'alchimia, i guaritori, i mercanti, i ciarlatani, gli spiriti, i demoni, i vecchi e i nuovi dei degli uomini.
IL CAMMINO VERSO SANTIAGO
Se ho ascoltato le lente cantilene di vecchi borghi affumicati d’inverno E ho camminato tutti i sassi malmessi per strade assolate d’estate, Se ho respirato ogni profumo tiepido di primavera, È stato per arrivare in un autunno generoso di colori arrossati E per trovare lo scopo di un viaggio pensato e immaginato, Nella visione di un miracoloso spettacolo di luci e di fuochi Che rendono chiara anche la più scura notte sul sagrato della cattedrale In fila i normali e, come animali, quelli che non sanno più andare. Il bello del mio viaggio è stato solo viaggiare Percorrere le affinità mutevoli dei popoli Che come un grande mare si muovono Sciogliendosi in molteplici voci e nuovi altari. Tra tutti quelli che partirono molti si disorientarono E nella religione persero la ragione e finirono per diventare Nuovi diavoli e inseguirono le forme pregevoli di femmine e denari, gli stessi demoni da cui fuggirono li ritrovarono ad aspettare con musici magnifici con canti strofici e ritmi alternati a ballare le danze popolari le profezie e i rimedi pagani per sanare le piaghe, dentro ai sandali, di piedi sanguinanti… Io mi ricordo le immagini di volti di fanciulle, che prima erano vergini, sorridermi e uccidermi i sonni disturbati da incubi frenetici di inferni soliti e di nuovi peccati appresi ed imparati per queste strane strade sdrucciolevoli di umori intimi e di misericordie acquistate con monete penitenti dei potenti che ci affliggono con gli zoccoli del loro pellegrinare inutile verso il luogo dove si ratifica la vendita della perfezione ultima che è stata già pagata da mille e mille poveri collocati, per l’eterno, in un paradiso umile, come un mite inferno, per fare posto, negli Inferi, agli eretici, ai poetici che gridano rivoluzioni e fanno male ai popoli, per cui, è utile che cantino, ai redenti reggenti, inni serafici, destrieri fotonici, che li spingono nell’empireo e tra i cori angelici a riflettere la luce di quello stesso Dio che invece ha sudato un calvario per raggiungere un trono altissimo crociato simbolo di gloria per innalzare noi che così umili chiediamo l’elemosina di vivere …. Santiago compie il miracolo di scoprirmi piccolo e inutile nel sapermi vivo e vegeto e voler incidere nella storia… Alla fine felice? Inconsapevole a meta raggiunta! Non conosco quelli dei miracoli, ma ogni tanto gridano e tutti gli altri credono ai monaci e dopo tutto anch’io forse solo per l’unguento e il mite companatico insipido che aggiusta il digiuno nell’anima e nello stomaco rimbombano gli echi mistici dei cantici e i lamenti tipici degli acciacchi cronici che soffre chi riprende il solito itinerario per percorrere il ritorno a quella vita ordinaria da cui siamo fuggiti in cerca del miracolo per sanare l’anima dall’accidia e dall’invidia per chi afferra la sorte e non litiga un misero salario e gode delle favole, camminando tra le nuvole…
A. Simonetti
STELLA MATUTINA - Musica tratta dal "Libro Vermeil", eseguita da Angelo Branduardi
Di webmaster (del 15/06/2007 @ 21:17:51, in ITALIANO, linkato 938 volte)
Questa volta si tratta della signora Bovary, che ha percorso gli audaci sentieri borghesi e l'intrepido perbenismo ottocentesco, per affermare il suo diritto alla felicità e, come tante altre figure femminili dell'universo branduardiano, alla fine sorvola e supera i confini del bene e del male per essere una tipologia di personaggio eterno.
Alessandro Simonetti.
INFINE
Emma è morta! Aveva già scritto il suo finale D’arsenico amaro, rabbia e disillusione. Ha avuto ragione della sua corsa e della sua vita inventata, è arrivata sola, prima e ha detto basta. La sua recita era ormai degenerata In uno squallido spettacolo ordinario E ogni suo calendario segnava un anno in più Di solitudine e di malinconia. Emma portava in giro un baule pieno d’illusioni E impegnava a caro prezzo ogni sogno e aspirazione Di vivere una vita non banale E del farsi male giocava il rischio. E male te ne sei fatta fino in fondo… Ma a te è piaciuto cucire amore ad amore, passione a passione egoismo e tenerezza, e così hai ordito il canovaccio scucito che è stata la tua vita. Ora con gli occhi chiusi, distesa su un letto normale, d’intorno contano le tue ragioni o i tuoi mali, li ascolti? Dispiacere, rabbia, dolore, indifferenza e il ”ben ti sta”, sono queste le condoglianze che incensano la tua sera! Se ogni fiore che nasce sbocciando tra i sassi Sapesse quanto, il suo esser bello, gli costa e Pagar caro, alla luce e all’arsura del deserto, il tributo, ripiegherebbe nella terra scura e a nessuno mostrerebbe la sua corona… ma la natura gli impone lo stare dritto e manifesto, l’esporsi al cielo, al vento, alle tempeste, agli insetti, agli uomini e alle cose… e così si aspetta e spera in cose belle: d’esser ben raccolto e mai calpestato, d’essere un fiore sempre amato. Infine, se nessuno lo porta via, passato il giorno, insieme, il fiore declina nella comune fine. Tu, Emma, hai scelto il tuo compianto E ne hai avuto vanto nelle tiepide albe della primavera, negli odorosi respiri di maggio, tu ancora sei viva, anima amante dei sogni e delle speranze.