Di webmaster (del 29/11/2006 @ 12:51:18, in Video, linkato 30033 volte)
a prateria del grande sole (testo e musica: Giancarlo Airaghi)
Un tempo nella prateria del grande sole stava un vegliardo che pregava il suo Signore. Un saio rozzo, piedi scalzi, barba bianca … Era felice di vivere così.
Un giorno venne alla sua tenda un cavaliere disse:. Il vecchio euforico accolse il grande dono, ma nei suoi occhi proprio non guardò.
Per quindici anni se ne stettero a pregare, con grande fede, senza bere né mangiare: solo il Signore li nutriva nel segreto … Era il Signore della prateria del sol.
Un giorno un cieco, sull’orlo di morire, venne a supplicare di poter guarire. Il cavaliere alzatosi all’istante diede la mano all’uomo, che guarì.
Il cavaliere, esaltato dall’impresa, pensò che il mondo poteva conquistare. Prese il cavallo, la lancia e l’armatura, disse al vegliardo:
Occhi di ghiaccio, faccia al vento e l’armatura, il cavaliere corre senza il suo Signore, giunge agli oscuri monti della luna, dove nessun uomo di metter piede osò …
Ora la terra è muta e spaventata, il re del nero impero ha visto il cavaliere … Ora un duello egli sta per affrontare, mentre al vegliardo non resta che pregare.
Spade di fuoco, lance frecce avvelenate, al cavaliere non rimane che gridare: Perdonatemi vi prego, riprendetemi tra voi!>
Ora nella vasta prateria del grande sole, stan due vegliardi che pregano il Signore. Due sai rozzi, piedi scalzi, barba bianca … Sono felici di vivere così.
Riprese, effetti e montaggio: Giancarlo Airaghi I disegni sono opera dell'Artista Carlo Meroni di Melegnano (MI)
Di webmaster (del 15/11/2006 @ 14:18:12, in Songs, linkato 11131 volte)
Ciao, mi chiamo Giancarlo e ho da poco terminato il mio primo lavoro discografico (indipendente e autoprodotto) dal titolo "Il Canto della cicala"...da sempre amo la musica di Angelo, ho pensato di inviarvi il brano che da il titolo al cd...è un modo semplice per "stare vicino" all'artista che più amo.
N.B. il batterista che suona è niente popodimeno che il grande Davide Ragazzoni...grazie ancora Davide!
intro al canto Che cosa cantava la cicala? Qual era l’oggetto del suo canto?Proviamo a tornare con la mente a quando eravamo bambini, cerchiamo di ricordare i nostri sogni, i nostri desideri di allora...proviamo a cercare nella memoria almeno un evento della nostra vita che ci ha fatto “respirare a pieni polmoni”, un episodio in cui dentro di noi abbiamo provato un inaspettato senso di pace e di commozione...è passato tanto tempo vero?Cerchiamo di fissare per un attimo quel momento e facciamo silenzio...ecco, non sentite forse un canto?
Il canto della cicala (testo e musica: Giancarlo Airaghi)
Nessuno mai scrisse che cosa cantava La dolce cicala alla formica E il vento portò antiche e nuove parole Così la cicala si mise a cantare...
A te che ballavi in un campo di grano canto parole scritte nel cuore per ricordarti l’uomo che eri, l’uomo che dorme dentro di te. (3v.)
A te che oggi non sai più ballare dico che i campi di grano son là: dove la gente li zappa e coltiva ... ... Dopo il lavoro vi danzerà. (3v.)
A te che corri fra tanti frastuoni dono una spiga di grano e chissà ... ... Forse al vederla o grazie al profumo, voglia di danza si risveglierà. (3v.)
La cicala donò il suo canto al silenzio la formica cambiò quel silenzio in attesa poi come se udisse una musica in cuore nei campi di grano si mise a ballare.
il senso del lavoro: Tutti conoscono la celebre fiaba della cicala e della formica, alla fine la povera cicala viene derisa per la sua poca lungimiranza e tutto sembrerebbe dare ragione alla formica, che invece aveva lavorato sodo e ammassato una grande quantità di provviste per l’inverno.Anni e anni dopo, un’altrettanto celebre filastrocca, dando voce al sentimento di molti, restituiva dignità alla cicala: “… che il più bel canto non vende, regala.”Non è sufficiente dire che la cicala regala il suo canto, per avere ragione essa deve cantare certamente qualcosa di importante, di vero, altrimenti il suo “regalo” non sarebbe di alcuna utilità!Così ho cercato di immaginare “il canto della cicala” e ho pensato di intenderlo come il tentativo di esprimere il desiderio profondo di senso che ciascuno di noi ha nel cuore,un desiderio di verità, di pace, d’infinito… di Dio.Ogni canto che esprime tutto questo è un “canto della cicala”,perché parla al cuore e se il cuore è disposto ad ascoltare allora la vita può assumere un nuovo significato, gli orizzonti si allargano e tutto si illumina di una luce nuova, che infonde ed effonde gioia e calore.Questa raccolta di canti vuole dar voce alla cicala, ascoltiamo quello che ha da dirci… e forse nel nostro cuore sentiremo muoversi qualcosa.
Di webmaster (del 16/10/2006 @ 21:31:28, in ITALIANO, linkato 1448 volte)
La mia ispirazione mi è stata passata dai miei genitori che da bambina mi hanno insegnato a cantare "alla Fiera dell'Est" al posto dei girotondi di moda. Ora sono mamma è ho fatto lo stesso con i mie bambini ma la loro canzone preferita, perchè possono dirmi che tutto si puó anche quando li sgrido, resta "Si puó fare". Crescendo capiranno cosa si intende davvero in quelle strofe, per ora mi piace vederli giocare con le parole di uno dei miei poeti preferiti.
La mia aspirazione invece è quella di riuscire a far cantare un coro di bambini della Scuola Elementare di Taverne (Lugano - CH) a Natale su un palco montato nel Nucleo del paese "L'uso dell'amore".
So che il Signor Branduardi abita vicino a noi e se il 15 dicembre 2006 avesse tempo e voglia di passare da Taverne, sarebbe sí un gran regalo di Natale. Non potrà essere, lo so, ho lavorato per tanti anni in ambito teatrale e musicale, anche presso il Conservatorio di Lugano dove studia sua figlia Maddalena, e ho avuto la fortuna di conoscere tanti artisti di fama internazionale; conosco bene il loro lavoro e cosa sta dietro ad ogni loro spostamento.
Ho scelto di dedicarmi all'insegnamento mettendo a frutto l'esperienza acquisita e gli studi compiuti per passare ad altri, piccoli e grandi, quello che so.
Fargli sapere che una delle tante sue appassionate ascoltatrici, farà questo è un modo come un altro per immaginare di averlo lí ad ascoltare vocine emozionate che cantano le sue parole.
Di webmaster (del 16/10/2006 @ 21:22:03, in ITALIANO, linkato 1872 volte)
Credi, credi che io sia ancora qua? Credi che io sia ancora qua A contare tutte le mie lacrime? Lo credi…? L’acqua scivola dalle mie mani Mi bagna, mi sommerge. Che strano mondo (sotto) E io tra acqua e lacrime… Tra acqua e lacrime… Acqua e lacrime. La verita’ e’ che , e’ che sono trasparenti E pure Come me. Credi, credi di essere vero? Credi, che io ti veda VERO? LO CREDI? E IO TRA ACQUA E LACRIME… TRA ACQUA E LACRIME… ACQUA E LACRIME.
Di webmaster (del 13/10/2006 @ 00:27:18, in ITALIANO, linkato 1852 volte)
Settembre 30, 2006
Ieri ho realizzato un mio sogno da ragazza. Ho scoperto la musica di Angelo Branduardi negli anni belli della giovinezza e l'ho scelto come il poeta del mio viaggio. Incontrai la poesia di Yeats grazie ad uno splendido disco di Branduardi che mise in musica sue liriche di commovente bellezza; ed è stata la passione per il poeta irlandese che mi costrinse un giorno ad aprire una conversazione con un appena conosciuto ragazzo inglese. Andammo insieme a vedere una rappresentazione teatrale su Yeats, a Roma, ascoltammo insieme su cassetta tdk D46 (roba jurassica) le dieci ballate cantate da Branduardi( Il violinista di Dooney, Quando tu sarai..., Nel giardino dei salici, Innisfree...) raggomitolati sul divano nella penombra delle candele e la pizza troppo freddda, nei 40 metri quadrati di quell'appartamento romano che era ed è nella memoria lo spazio sacro delle nostre emozioni. Oggi quel ragazzo inglese è mio marito; ancora ascoltiamo Branduardi e ci commoviamo con lui. Le mie figlie hanno saltato sui letti, urlato a pieni polmoni, canticchiato in macchina tutte le ballate del topolino della fiera dell'est, del cogli la prima mela. Il poeta era con noi in ogni trasferimento di casa...poi l'Infinitamento piccolo ovvero il canto a Francesco D'Assisi...persino la preghiera nostra si arricchiva delle intuizioni poetiche di quel CD. Ricordo la solitudine di alcuni giorni nella casa inglese, davanti all'icona di Francesco e il canto del poema che mi riportava nell'immaginazione agli anni vissuti nella terra sabina, ad Assisi, a Spello. Struggente malinconia della bellezza! Mentre mi muovo tra lo spazio lombardo e vivo il senso di essere qui come un momento di passaggio, forse il meno poetico, della mia vita ecco che la storia mi contraddice. Tra le fabbriche e le superstrade di uno dei paesaggi più sciatti d'Italia, in una chiesa di cemento, anonima, di periferia, a soli 5 minuti dalla casa dove vivo attualmente, Branduardi ha richiamato 600 persone per il concerto di "Infinitamente piccolo". Ed io ero là in prima fila; ho letto i vent'anni negli occhi di tutti quei coetanei oggi madri e padri che cantavano con me. Nel giorno degli Arcangeli, la poesia è venuta a trovarci. Ero felice, per me, per loro. Ho atteso la fine dello spettacolo e consegnato a Branduardi una mia lettera dove racconto la mia stima per lui come artista, gli ho stretto la mano con riconoscenza mentre lo guardavo dritto negli occhi. Lui non sapeva: era uno strumento artistico con cui il cielo mi cantava una canzone. A me, come a loro. Ero io, eravamo noi tutti, i veri protagonisti di una ballata che era il cantico della nostra vita. Grazie, grazie Angelo!
When you are old and grey and full of sleep, And nodding by the fire, take down this book, And slowly read, and dream of the soft look Your eyes had once, and of their shadows deep;
How many loved your moments of glad grace, And loved your beauty with love false or true, But one man loved the pilgrim soul in you, And loved the sorrows of your changing face;
And bending down beside the glowing bars, Murmur, a little sadly, how Love fled And paced upon the mountains overhead And hid his face amid a crowd of stars.