LA TELA
T’incanta il canto intento del tintinnio legnoso del telaio
e della spola che fugge sicura nel labirinto ordinato del filato,
rintraccia le trame tessute e scucite nelle notti silenti del rimbombo del mare
vuoto di quella nave.
Ormai sempre meno i tuoi occhi volgono a quella apertura
Dove solevi osservare l’orizzonte monotono di vent’anni
Passati a filare e rifilare giorni intrecciati alla speranza di vederlo tornare…
Le tue mani sono insicure e lo sguardo degli altri turba il tuo sonno
E ogni notte ripercorri a ritroso l’ordito e ordini la tua vita e ti pesa il letto solitario.
Si consuma il filo e la tela della speranza si assottiglia
Basterebbe un segno pure lontano per ridare vigore alle tue mani
E tessere con forza un tessuto sicuro ma, invano,
Mai l’ombra di una vela conosciuta disegna il tramonto.
Tesse la tua stessa vita la tela che sfila tra le tue dita,
Ristretti gli spazi dal sale di lacrime lente.
Spente le tue gioie e i tuoi sorrisi,
aspri gli sguardi alle ancelle gaudenti
dei nuovi ospiti prestanti trastulli,
solerte al loro gozzovigliare infinito.
Né invidia, né odio:
amarezza e rimpianto, voglia di allegria!
Ferite accese i ricordi del tempo lontano quando le operose mani virili
Di chi mai ritorna segnavano carezze, balli e amorose soste nel meriggio
E nelle notti che parevan brevi…ora eterna è la luna e fredda la luce
Che inonda questa stessa stanza, incessante la danza della lucerna
e la fiamma brilla fioca, lenta sente lo stesso tintinnio legnoso
del telaio e la tristezza scende sicura sul filo scucito.
Una timida alba ancora non scopre, tra la foschia del mattino, un risveglio sereno…
Alessandro Simonetti