Napoli si sa vestire di bello
quando attende un ospite, affinchè si senta a proprio agio, affinchè
diventi un po' casa.
Tra gli odori di pino nella famosa aria che si respira sulla colline
del Vomero e Posillipo, che un insolito scherzo bizzarro della
natura offre a questa città circondata da solfatare e ciminiere, e
marciapiedi di desolazione e rabbia. Un altro dei suoi innumerevoli
contrasti: un giardino dell'eden che sovrasta i ghetti rovinosi coi
suoi intrecci metropolitani dove succede di tutto, nel bene e nel
male.
Incontro Angelo quando le luce è diventata crepuscolo, e le ombre
dei gigantesti pini sembrano una fila di santi che circondano
l'arena, quasi fossero pronti per il rituale che non sarà solo
sacro, ma un intreccio tra passionalità e sacralità che quasi
disorienta. Le gradinate cominciano a riempirsi, e in pochi minuti
l'arena cambia il suo colore marmoreo in tinte variegate e cangianti
per chi prende posto, tutto irrealmente ordinato e silenzioso.
Surreale per come siamo abituati a vedere Napoli, e i napoletani.
La festa comincia e si raccoglieranno dei soldi per la Birmania che
nel frattempo ha cambiato nome, e faccia. La (ex) Birmania stravolta
da un ciclone che non è stato proprio una brezza primaverile. Laila
Laila, i suoi occhi li ha chiusi, e il vino di Shiraz odora di
aceto. Si raccolgono nel corso della serata 2700 Euro.
C'è un cuore che pulsa tra la gente di Napoli e il suo battito lo
trasmette, supera l'amplificazione dei potenti impianti: si canta,
si sta in assoluto silenzio quando c'è da stare in silenzio.
Nuovi arrangiamenti, nuovi suoni, si dialoga con le note, lì sul
palco, c'è sintonia con tutto e con tutti.
Una serata perfetta e davvero molto lunga, come un nastro da
riavvolgere con calma, dopo.
Perfetti compagni di viaggio con Maria e Luigi, una coppia di amici
che ci segue in lista e che non manca agli appuntamenti campani,
Francesco e Marco.
Grazie per la vostra compagnia, e per la vostra amicizia.
Michelangelo |