Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
RESTA IN ATTESA. Mi vuoi parlare d' essenze ed odori lasciando in disparte i tuoi veri valori, come sopportare i miei bassi umori ? Afferra la vita coi suo caldi e salati colori e sapori. Resta in attesa rimanda la resa. Resta in attesa rimanda la resa. Porta la tua esistenza ad oltranza annulla la distanza con l'infinito cancella la lontananza tra l'odierno vissuto ed il tuo futuro ambito; nulla è proibito. Credimi nulla è proibito. Resta in attesa rimanda la resa. Resta in attesa rimanda la resa. Abbandona giorno per giorno la tua terrena coscienza. Aspira ad una nuova ed esaltante esperienza. Passano gli anni e rimani deluso dall'ottuso diffuso che regna nel mondo. Rimani in disparte se ti senti confuso trattieni il respiro per qualche secondo e poi urla a DIO la tua volontà ed il tuo nome, un angelo potrebbe sentire e dirti il perché ed il come. E quindi resta in attesa rinuncia la resa. Resta in attesa rinuncia la resa. Resta in attesa.
BEI TEMPI. Eran i tempi dei pirati e dei corsari che duellavano sopra navi e per i mari. Eran i tempi dei Barbanera e dei capitano Uncino e delle loro ciurme vestite a strisce, mezze accecate e con l'orecchino. Dei Peter Pan e dell'isola che non c'era e non c'è mai stata, delle coste vergini e dei tesori luccicanti, delle lunghe notti brave e dei cieli color azzurro terso, delle sette sorelle lune abbaglianti, dei pensieri subdoli ed intriganti. Eran i tempi della gloria e degli onori, conquistate a suon di cappa e spade e cannonate, delle offese e dei gravi disonori, lavate poi col sangue o colmate con profondi malumori. In quei tempi, nei Caraibi come poi si fece a Santa Fè, si cercavano i dobloni, allora come poi ai nostri tempi gratuite delinquenze, truffatori ed arruffoni, orrori e frustrazioni, in nome e segno dell'avventura in memoria dei BEI TEMPI. Eran i tempi delle giornate spesso lunghe belle e soleggiate o delle terribili tempeste, delle balene e baleniere ornate a festa dei tabacchi dolci e inebrianti del rhum consumato a fiumi di ceste, delle ammucchiate di ubriachi ammassati in pornografiche gesta. Eran i tempi degli assalti urlati, degli affondamenti esagerati, degli amori complicati da turbati sentimenti con spietati tradimenti e del bestiale e brutale sesso praticato con donne complici dimesse, dovunque e spesso. In quei tempi, nei Caraibi come poi si fece a Santa Fè, si cercavano i lingotti, allora come poi ai nostri tempi, grandi attese di ricchezza ma poi pochi grammi di brillanti e un profondo mare di amarezza.
Eravamo Così In altri tempi eravamo così, Fiduciosi di cambiare E di scambiarci energie E dentro al cuore un intensa voglia di amare. In altri tempi eravamo così, Più orgogliosi di noi stessi Di pensare e di lottare Aggrappati a certe idee Per un mondo apolitico e ideale. Una volta eravamo più poveri ma belli Senza troppi artifici innaturali. There was a time when we was in so way, believe me! In that time we was really in so way. Once upon a time the wolf but not the dog, Now there are many of ones And too of them are the dog-men. In altri tempi eravamo più giovani ma già precoci adulti Più fratelli o ribelli, più puliti e signori veri, in altri tempi eravamo più umili e sinceri. Eravamo un po’ più attenti agli anziani e ai nostri figli Alle emozioni degli istanti (carpe diem) A cogliere gli attimi fuggenti. In altri tempi eravamo un po’ più avanti Nella musica e nei racconti Nel rispetto degli assenti e dei presenti, nella memoria dei defunti, eravamo più intriganti più amanti ardenti e passionali. Ora siamo così esseri banali. There was a time when we was in so way, believe me! In that time we was really in so way. Once upon a time the wolf but not the dog, Now there are many of ones And too of them are the dog-men. Eh si eravamo così, sicuri di salvare la nostra specie dal disastro ambientale e nucleare. E guarda ora cosa siamo, bande sbandate di modi e mode sgangherate. Drogati, alienati senza mete e fede Messa a nudo a ferro e fuoco Ridotto a fame e sete, la natura del pianeta Della vita e della quiete. Eh si eravamo così, eravamo proprio così.
Francesco Nicastro, Magenta (MI)
Dedicato a Camilla, una ragazza di Padova uccisa senza alcun motivo dal padre a 22 anni. Da Michele Barnaba ed Almanueva Group
IMMAGINA Testo e musica MICHELE BARNABA Immagina, di fermarti a pensare e non saper dove andare Immagina, di cercare un aiuto e trovarti da solo, e nell’anima Le domande di sempre riaffiorano intense ma pesano, come vecchie promesse scadute che non manterrai. Immagina, che il tuo viaggio cominci la dove finisce Immagina, che il coraggio di sempre diventi pazzia, in cui credere per poter finalmente spiegare le ali e comprendere Il segreto nascosto nel mare dei mille perché Il dolore che porti ogni giorno, lì dentro di te Rit.: Lentamente, dolcemente fino a Te verrò Sconvolgente, ma paziente è l’amore Tuo è l’amore Tuo
Immagina, di socchiudere gli occhi e baciare il tramonto Immagina, di tuffarti in un cielo che spinga il tuo volo al limite Fino a farti ascoltare nel vento un’antica presenza che dal respiro del tempo per sempre ti libererà e in un manto di stelle il tuo nome poi riscriverà
Rit.: Lentamente, dolcemente fino a Te verrò Sconvolgente, ma paziente è l’amore Tuo Nella luce altre mani che mi sfiorano E son parte di un’immensa moltitudine, moltitudine, moltitudine, moltitudine Se vivere questa vita senza uno scopo non è follia, allora ditemi perché l’idea della morte ci spaventa così tanto, perché gli imprevisti ci terrorizzano, perché quando la vita ce lo ordina abbiamo così paura di amare il nostro prossimo. Come diceva Carol Woityla:”La vita è una sfida continua, Dio stesso forse ci sfida, affinché noi stessi con l’Amore sfidiamo il destino.
Il primo ricordo risale a quando ero bambina,
intenta a guardare una trasmissione televisiva
della domenica pomeriggio.
La sua sola voce accompagnata da una malinconica chitarra,
allestiva il più sublime e il più robusto degli incanti.
Ci sono emozioni che non passano,
non si dimenticano,
capaci invece,di scavare dentro un solco;
un solco da colmare ancora con quella voce,con quella musica,
e poi ancora, con la sua grazia,la sua maestria.
Ci si ammala d' amore e di nostalgia ascoltandole,
e può far piangere di bellezza,
la gioia e la tristezza del suo violino.
Non é per caso,
ma é per sortilegio di bellezza e nostalgia,
che si diviene Branduardiani.
(Graziella D.)
Sulla riva del mio cuore
Sulla riva del mio cuore Sei gabbiano bianco Che volge al cielo rincorrendo l'onda allegra ed io le tue parole.
Immagine d'argento Che s'agita dentro al vento Sei raggio inconsueto, e bagliore d'un mattino.
Seguo la tua rotta E con me anche il mio cuore I battiti collimano, è armonia, eufonia, amore.
Pietro Esposito
E’ difficile restare indifferenti alla musica e alle suggestioni generate da Angelo…..questa è solo una piccola dedica da parte mia in segno di amicizia ed ammirazione per questo grande artista. P.E.
Accovacciato nella falce della luna osservo i tetti popolati da fantasmi Ombre furtive che si interrogano sulla notte accanto a gatti che improvvisano concerti Forse ricordano cosa accadeva in vita quando odono sussurri di piacere Ma forse avvertono che la notte è lunga e prima o poi dovranno ritornare a quelle tombe che di tanto in tanto lasciano per osservare il cielo da vicino e parlare con quell’ombra stanca che accovacciata sulla luna li guarda
Maluan
Da queste parti i branduardiani non abbondano, perciò non mi aspettavo che la piccola piazza del paese si riempisse di gente fino ai limiti della capienza. inoltre sapevo che per una buona metà il concerto sarebbe stato acustico e minimale, mentre qui la gente delle sagre è abituata a concludere la festa con gran baccano e musica da ballo. non riuscivo davvero a immaginare come sarebbe andata a finire. per di più la gente quell'estate aveva atteso a lungo ed invano un concerto di giorgia che era poi saltato. erano stati messi ovunque manifesti che annunciavano la cantante, mentre fu affisso un unico manifesto di branduardi solo in piazza, pochissimi giorni prima del concerto. poco prima dell'inizio della serata un rappresentante dell'amministrazione comunale (non ricordo assolutamente chi) commise una gaffe incredibile dicendo "scusate se invece di giorgia abbiamo fatto venire branduardi". angelo, che era lì pronto a salire sul palco, dimostrò ancora una volta la sua autoironia mettendosi a ridere. ma quando i riflettori si sono concentrati su di lui ed il violino ha cominciato dolcemente a 'parlare' il pubblico si è ammutolito. vedevo gli sguardi fissi sul violinista e la concentrazione di tutti nell'ascoltare ogni nota e ogni sfumatura della melodia. la musica diventava sempre più carica, fino a trasmettere ondate di energia pura, e tutto questo con un solo violino. la risposta del pubblico fu altrettanto carica. alle prime note della fiera dell'est via con gli applausi e i cori, e così anche per 'cogli la prima mela'. e man mano la "febbre" cresceva con 'ballo in fa diesis minore' e 'vanità di vanità'. la piazza, tra l'altro dominata dal castello dei conti d'ayala-valva, era lo scenario perfetto per questo tipo di brani. ero sempre più stupito nel vedere che la gente ha poi ascoltato con attenzione anche brani come 'la donna della sera' o 'giovanna d'arco'. la verve con cui angelo presentava i brani contribuiva non poco a creare interesse negli ascoltatori. tutti hanno riso in particolare per la presentazione del 'funerale', brano che non avrei mai pensato potesse "funzionare" alla sagra del vino di carosino. inoltre c'erano i suoi tanti aneddoti, come il rapporto capelli-testosterone, il chitarrista che passa metà della sua vita a suonare scordato, il musicista metà lupo e metà agnello, ecc. ecc., tutte storie che noi gli abbiamo sempre sentito raccontare, ma che colpiscono simpaticamente chi le ascolta per la prima volta. davide ragazzoni non stava mai fermo, veniva fin sul bordo del palco per guidare il pubblico nel triplo battito di mani su 'ballo in fa diesis minore', si comportava da vero animatore. anche quando era impegnato a suonare su 'cercando l'oro' riusciva a comunicare col pubblico facendogli battere il tempo. tra le canzoni dell'infinitamente piccolo quella che strappa più applausi è sempre 'il sultano di babilonia'. finale di grande gioia e festa con 'la pulce d'acqua' e poi a viva richiesta del pubblico 'confessioni di un malandrino', canzone che io personalmente trovo di sognante malinconia e inquieta dolcezza. e poi al termine di tutto applausi e ancora applausi con angelo che conclude "non è retorica: siete stati un bel pubblico". Grazie menestrello. a presto.
Fabio
Scaletta brani:
ALLA FIERA DELL'EST COGLI LA PRIMA MELA BALLO IN FA DIESIS MINORE VANITA' DI VANITA' GIOVANNA D'ARCO LA DONNA DELLA SERA IL DONO DEL CERVO SOTTO IL TIGLIO IL FUNERALE CERCANDO L'ORO CANTICO DELLE CREATURE IL SULTANO DI BABILONIA E LA PROSTITUTA IL LUPO DI GUBBIO AUDITE POVERELLE IL TRATTATO DEI MIRACOLI NELLE PALUDI DI VENEZIA LA MORTE DI FRANCESCO LA PREDICA DELLA PERFETTA LETIZIA LA PULCE D'ACQUA CONFESSIONI DI UN MALANDRINO
LA TELA
T’incanta il canto intento del tintinnio legnoso del telaio
e della spola che fugge sicura nel labirinto ordinato del filato,
rintraccia le trame tessute e scucite nelle notti silenti del rimbombo del mare
vuoto di quella nave.
Ormai sempre meno i tuoi occhi volgono a quella apertura
Dove solevi osservare l’orizzonte monotono di vent’anni
Passati a filare e rifilare giorni intrecciati alla speranza di vederlo tornare…
Le tue mani sono insicure e lo sguardo degli altri turba il tuo sonno
E ogni notte ripercorri a ritroso l’ordito e ordini la tua vita e ti pesa il letto solitario.
Si consuma il filo e la tela della speranza si assottiglia
Basterebbe un segno pure lontano per ridare vigore alle tue mani
E tessere con forza un tessuto sicuro ma, invano,
Mai l’ombra di una vela conosciuta disegna il tramonto.
Tesse la tua stessa vita la tela che sfila tra le tue dita,
Ristretti gli spazi dal sale di lacrime lente.
Spente le tue gioie e i tuoi sorrisi,
aspri gli sguardi alle ancelle gaudenti
dei nuovi ospiti prestanti trastulli,
solerte al loro gozzovigliare infinito.
Né invidia, né odio:
amarezza e rimpianto, voglia di allegria!
Ferite accese i ricordi del tempo lontano quando le operose mani virili
Di chi mai ritorna segnavano carezze, balli e amorose soste nel meriggio
E nelle notti che parevan brevi…ora eterna è la luna e fredda la luce
Che inonda questa stessa stanza, incessante la danza della lucerna
e la fiamma brilla fioca, lenta sente lo stesso tintinnio legnoso
del telaio e la tristezza scende sicura sul filo scucito.
Una timida alba ancora non scopre, tra la foschia del mattino, un risveglio sereno…
Alessandro Simonetti
".......come una barchetta di carta posata su uno specchio d’acqua …. Un bimbo la lascia andare via e con la manina smuove l’acqua gelida per far si che si allontani veloce..... ……ma, accanto all’entusiasmo di osservarla mentre scompare, emerge latente la consapevolezza di averla per sempre perduta
Maluan
Dal ritorno dalle “pause” estive…… Resta impressa quella data, era il 9 agosto….. Una serata come tante altre all’apparenza….con la sua calura…. I suoi colori, i suoi rumori……………… Ma un menestrello rallegrava un pezzetto di quella monotona “pausa” …………. La sua poesia, la sua voce, le sue sensazioni La nostra gioia…….una serata, la serata per eccezione di questa monotona pausa estiva…….
Grazie Angelo!
Pozzallo(RG) 9 agosto 2007
Foto di Giuseppe La Terra
Canto dell’Anima
Salvami, o Re, dal silente dolore, salva il mio senno dal cieco rancore.
Dall’uomo che crede d’esser spoglia immortale e disperde l’amore come pioggia sul mare.
L’anima offesa continua a soffrire, riportando ferite che non riesce a guarire.
Un dolce canto mi opprime per il ricordo evocato di gaudio trascorso, in pena mutato.
Paola, 8 gennaio 2001
|