- Aracne, in principio fanciulla modesta,
- in seguito s’era montata la testa.
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Era una bella e operosa creatura
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maestra nell’arte della tessitura.
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Sottili e mirabili tele creava,
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l’ordito e la trama più bella intrecciava.
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Da tutti ammirata, superba e orgogliosa:
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“Le tele di lana son degne di sposa,
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con l’oro intessute, di mille colori,
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nessuno mi supera in questi decori!”
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- Pallade Atena, la dea, l’aiutava,
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ma Aracne amicizia più non le serbava
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e per questo la sfida:”Facciamo una gara,
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così scopriremo chi è la più brava!”
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La dea si trasforma, diventa una vecchia
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e, nascondendo l’usata conocchia,
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le appare dicendo:”Sei brava, fanciulla,
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e le altre donne non valgono nulla
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di fronte a te, nell’usar l’arcolaio,
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ma tu sei superba e questo è un bel guaio.
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La dea va onorata, tu sei presuntuosa!
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Devi capir questa semplice cosa:
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se la migliore tu sei sulla terra,
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non puoi ingaggiar con gli dèi una guerra.”
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“Brutta vecchiaccia, tu sei rimbambita!
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Sappi che non sono affatto pentita.
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Che abbia coraggio e non faccia il coniglio:
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l’aspetto sotto la chioma del tiglio!”
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Allor si svelò la dea all’improvviso
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e lo stupor si dipinse sul viso
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della fanciulla: un fugace rossore
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che dimostrava un umano timore.
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Ma fu per poco. La gara s’inizia
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e tutt’e due, con grande perizia
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tessono tele di grande splendore
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rubando ad Iride ogni colore.
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Così, sulla tela Atena racconta
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che molti uomini subirono l’onta
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d’esser puniti perché arroganti
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verso gli dèi: che irriverenti!
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Aracne tesse le storie di Giove
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che in gocce d’oro su Danae piove
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e ogni altro inganno che tutto l’Olimpo
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impose agli uomini in ogni tempo.
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Non sopportando l’affronto subìto
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Atena abbandona la trama e l’ordito.
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La tela d’Aracne era bella, si sa,
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ma l’arroganza non vuole pietà.
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La dea la colpì sulla fronte e così
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Aracne, umiliata, si appese e finì
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con il laccio al collo, volendo morire
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piuttosto che quella vergogna patire.
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Appena la vide ne ebbe gran pena
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la figlia di Giove, Pallade Atena,
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che la sorresse e le disse: ”Vivrai,
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ma sempre appesa, così tesserai
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la tela ogni giorno, tu e i tuoi figli,
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sospesi ai rami e a tutti gli appigli.”
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Perciò fu così che ad Aracne, ribelle,
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la dea trasformò la candida pelle,
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allungò in modo mostruoso otto dita
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ed ingrossò la sua esile vita.
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Adesso è un ragno e per questo ti dico
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che devi sempre trattarlo da amico.
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Non lo schiacciare: la sua è una storia
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che tu dovresti imparare a memoria.