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Aracne
Di webmaster (del 31/05/2008 @ 22:51:13, in ITALIANO, linkato 1123 volte)

Gentile Sig. Branduardi, ho scritto alcune filastrocche ispirate alle "Metamorfosi" di Ovidio. Essendo una biologa ho scelto i miti in cui si narra la trasformazione di personaggi mitologici in animali e piante i cui nomi scientifici conservano i nomi originari dei protagonisti (es. Dafne, ninfa trasformata in alloro il cui nome scientifico è proprio Dafne). Ne ho scritte undici (Aracne, Flora, Narciso, Adone, Cigno, Ciparisso, Pico, Eco, Dafne, Giacinto, Smilace e Croco).
Non le ho ancora pubblicate, ma sarebbe per me un privilegio se lei fosse interessato a leggerne qualcuna.
Invio "Aracne", la più lunga!
Nell'esprimerle la mia ammirazione per le ricerche originali e emozionanti dei suoi testi, la ringrazio per l'attenzione e la saluto cordialmente.
 
Annabella Pace
L'Aquila

Aracne

Aracne, in principio fanciulla modesta, 
in seguito s’era montata la testa.  
Era una bella e operosa creatura  
maestra nell’arte della tessitura.  
Sottili e mirabili tele creava,  
l’ordito e la trama più bella intrecciava.  
 
Da tutti ammirata, superba e orgogliosa: 
“Le tele di lana son degne di sposa,  
con l’oro intessute, di mille colori,  
nessuno mi supera in questi decori!”
 
Pallade Atena, la dea, l’aiutava,  
ma Aracne amicizia più non le serbava  
e per questo la sfida:”Facciamo una gara,  
così scopriremo chi è la più brava!”  
La dea si trasforma, diventa una vecchia  
e, nascondendo l’usata conocchia,  
le appare dicendo:”Sei brava, fanciulla,  
e le altre donne non valgono nulla  
di fronte a te, nell’usar l’arcolaio,  
ma tu sei superba e questo è un bel guaio. 
La dea va onorata, tu sei presuntuosa!  
Devi capir questa semplice cosa:  
se la migliore tu sei sulla terra,  
non puoi ingaggiar con gli dèi una guerra.”  
 
“Brutta vecchiaccia, tu sei rimbambita!  
Sappi che non sono affatto pentita.  
Che abbia coraggio e non faccia il coniglio: 
l’aspetto sotto la chioma del tiglio!”  
 
Allor si svelò la dea all’improvviso  
e lo stupor si dipinse sul viso  
della fanciulla: un fugace rossore  
che dimostrava un umano timore.  
Ma fu per poco. La gara s’inizia  
e tutt’e due, con grande perizia  
tessono tele di grande splendore  
rubando ad Iride ogni colore.
 
Così, sulla tela Atena racconta  
che molti uomini subirono l’onta  
d’esser puniti perché arroganti  
verso gli dèi: che irriverenti!
 
Aracne tesse le storie di Giove  
che in gocce d’oro su Danae piove  
e ogni altro inganno che tutto l’Olimpo  
impose agli uomini in ogni tempo.  
 
Non sopportando l’affronto subìto  
Atena abbandona la trama e l’ordito.  
La tela d’Aracne era bella, si sa,  
ma l’arroganza non vuole pietà.  
La dea la colpì sulla fronte e così  
Aracne, umiliata, si appese e finì  
con il laccio al collo, volendo morire  
piuttosto che quella vergogna patire.  
 
Appena la vide ne ebbe gran pena  
la figlia di Giove, Pallade Atena,  
che la sorresse e le disse: ”Vivrai,  
ma sempre appesa, così tesserai  
la tela ogni giorno, tu e i tuoi figli,  
sospesi ai rami e a tutti gli appigli.”  
Perciò fu così che ad Aracne, ribelle,  
la dea trasformò la candida pelle,  
allungò in modo mostruoso otto dita  
ed ingrossò la sua esile vita.  
 
Adesso è un ragno e per questo ti dico  
che devi sempre trattarlo da amico.  
Non lo schiacciare: la sua è una storia  
che tu dovresti imparare a memoria.